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Cosa si intende per design sostenibile

12 Febbraio 2024

Nuovi materiali, cicli di vita dei prodotti, disassemblaggio, durabilità e impatti su ambiente, lavoro e realtà produttive: una panoramica sugli approcci, le tecniche e le strategie messe in atto dal design.

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Produrre in maniera sostenibile è un’esigenza complessa che si può immaginare secondo approcci progettuali e di filiera diversi. Sono infatti moltissimi gli ingredienti che concorrono a rendere un oggetto “sostenibile” e tengono in conto di aspetti molto stratificati all’interno del processo, dalla concezione del progetto fino alla distribuzione e alla dismissione.  

Riuso e riciclo, montaggio, smontaggio, utilizzo di energie pulite e rinnovabili, riduzione delle emissioni nocive, scelta dei materiali, analisi, certificazione e smaterializzazione del prodotto-servizio sono azioni chiave che spesso si attivano tutte insieme, con pesi diversi, nel sistema all’interno del quale si inserisce un prodotto, ma che invece singolarmente richiedono azioni mirate. Non solo la catena di approvvigionamento e la fase di produzione manifatturiera ricoprono ruoli fondamentali, ma anche innovazione e tecnologia sono ormai passaggi decisivi all’interno del miglioramento in ottica sostenibile di un prodotto. Quali sono dunque le tecniche e le possibili strategie da adottare per perseguire gli obiettivi in termini di sostenibilità nel design? 

SUPPLY CHAIN

La scelta dei materiali con i quali realizzare un prodotto di design è cruciale, perché non tutte le filiere sono controllate allo stesso modo. Da un lato è importante rifornirsi attraverso catene di approvvigionamento che rendano trasparenti le modalità di estrazione delle risorse e le condizioni di lavoro all’interno delle quali queste avvengono, dall’altro è fondamentale optare per materiali il più possibile provenienti da fondi di origine naturale e che possano facilmente rientrare in circolo nei processi produttivi, trasformandosi in risorse per la produzione di altri beni.  

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DESIGN PER IL DISASSEMBLAGGIO

Per essere correttamente riciclati, i materiali che compongono gli oggetti devono essere agilmente separati dagli altri materiali con cui si abbinano per far sì che un prodotto “funzioni” a dovere. Il principio di design per il disassemblaggio prevede, infatti, che già in fase di progettazione si immagini di poter facilmente smontare le varie componenti, così da sostituire quelle che si sono eventualmente rotte o usurate e da destinarne ognuna alla raccolta di pertinenza, per essere smaltite separatamente. Eliminare colle e adesivi, preferendo sistemi di incastro, minimizzare il numero degli elementi previsti o evitare i trattamenti superficiali superflui, sono quindi alcuni esempi delle modalità con le quali si può progettare in ottica di disassemblaggio.

DESIGN PER LA DURABILITÀ 

La strategia di progettare per il disassemblaggio è di grande aiuto anche nellestensione del ciclo di vita dei prodotti. Da un lato questa prevede di contemplare fin dall’inizio della fase progettuale la possibilità di sostituire o riparare parti del prodotto senza difficoltà, così che l’utente non sia costretto a dismetterlo interamente qualora una componente sia danneggiata, ma anche che possa sostituirne alcune parti in funzione di eventuali modifiche della propria abitazione o di cambiamento nel proprio gusto. Dall’altro progettare per la durabilità di un oggetto significa tenere in considerazione la sua solidità, la qualità dei materiali e la tecnologia realizzativa, che permettono quindi che il prodotto non debba venire sostituito prima del tempo. Infine, la durabilità tiene in conto anche dell’estetica, poiché sarebbe ottimale che si disegnasse l’oggetto in modo tale che possa mantenere una sua qualità formale nel tempo, contrastando l’idea che i prodotti possano seguire gli andamenti delle mode.

DESIGN PER IL RICICLO E FINE VITA 

Questa strategia di design sostenibile guarda tanto alla filiera di approvvigionamento di materie prime e semilavorati, quanto alle possibilità offerte dai materiali post-consumo per la reimmissione nel ciclo produttivo. Coinvolge le fasi della progettazione, della produzione, dell’assemblaggio, della distribuzione, dell’uso-consumo e della dismissione del prodotto, tenendo conto anche delle strategie viste sopra e includendo sempre il fine vita dell’oggetto nella pianificazione. È un approccio di filiera. 

APPROCCIO SISTEMICO

Questo approccio interviene sui processi e sulle misurazioni degli impatti dell’azienda – e non dei singoli prodotti – con un lavoro integrato, sostanziale e approfondito di analisi qualitative e quantitative e con azioni che riguardano la produzione nel suo complesso come l’utilizzo di energie rinnovabili, l’efficientamento energetico dei processi, l’eliminazione di sostanze inquinanti, l’ottimizzazione del sistema dei trasporti e la scelta di interlocutori e fornitori in grado di rispettare i parametri fissati da ogni azienda. In questo approccio di sistema, si inseriscono in realtà anche misurazioni sui singoli prodotti, come la carbon footprint o il water scarcity footprint, e le certificazioni come LCA o EPD. 

Tutte queste strategie per rendere i prodotti sempre più sostenibili implicano un ripensamento del business nel quale i principi di sostenibilità si integrano in ogni fase dello sviluppo dei prodotti, dalla progettazione, alla realizzazione, fino a incidere sui servizi e sui processi produttivi e di lavoro, in ogni fase della vita di un oggetto, dalla concezione alla dismissione.