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Il Villaggio Eni nel cuore delle Dolomiti

26 Giugno 2025

Uno dei più grandi progetti di sostenibilità sociale di impresa del Novecento, realizzato con gli strumenti del design, dell’architettura e del paesaggio – da visitare il 12 luglio durante una delle tappe estive dei Green Design Days.

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Nel cuore delle Dolomiti Cadorine, negli anni Cinquanta ha preso vita un progetto di design industriale e sociale ancora oggi esemplare: il Villaggio Eni, pensato dall’azienda per offrire ai propri dipendenti un luogo di villeggiatura per trascorrere il tempo libero insieme ai colleghi e alle famiglie. Oggi lo riconosciamo come uno dei più straordinari capitoli della storia del welfare aziendale italiano, nato dalla visione di Enrico Mattei (presidente di ENI dal 1953 al 1962) la cui strategia imprenditoriale adempiva anche ad un compito sociale, una cornice di comunità in cui l’azienda si occupava del benessere dei dipendenti in un’ottica di superamento delle divisioni tra le classi operaie, impiegati e dirigenti.

 

Villaggio Eni

EDOARDO GELLNER

In un impianto di governance in cui è il progresso sociale a trainare quello economico, l’architettura giocava per Mattei un ruolo fondamentale: un luogo in cui abbattere anche fisicamente le divisioni e in cui dare dignità al meritato riposo dei lavoratori. All’inizio degli anni Cinquanta decise quindi di iniziare la costruzione di questo grande villaggio turistico nel comune di Borca di Cadore, affidando nel 1954 il progetto ad Edoardo Gellner che avrebbe concluso due anni dopo – con tempi ed efficienza record – la costruzione del Motel Agip in occasione delle Olimpiadi Invernali a Cortina D’Ampezzo, a pochi chilometri di distanza.

Villaggio Eni

ARCHITETTURA E PAESAGGIO

Spesso all’ex Villaggio Eni ci riferisce come ad un’utopia, ma questo progetto sociale è stato realizzato nella sua concretezza tanto quanto quello architettonico. Mattei e Gellner si immaginarono da subito una struttura all’avanguardia su ogni scala, da quella del paesaggio a quella del piccolo oggetto, e la progettazione è diventata così lo strumento per restituire i valori di equità, funzionalità e progresso promossi da Mattei. L’intero villaggio, fin dal suo primo disegno su un versante piuttosto spoglio, è stato concepito per addentrarsi nel paesaggio cadorino e oggi è immerso nel verde della montagna, con alberi che negli anni – proprio come previsto nel progetto di Gellner – sono cresciuti superando in altezza le strutture e consolidando il terreno e le strade pedonali che attraversano il villaggio.

Villaggio Eni

LE STRUTTURE

In un’area di circa 200 ettari, sul versante del monte Antelao vennero avviati quindi i lavori per una grande colonia per circa 400 bambini, con campeggio a tende fisse per ragazzi, un albergo, 280 villette monofamiliari (che venivano assegnate casualmente a operai o dirigenti), diverse strutture per il divertimento e una chiesa, la Chiesa Nostra Signora del Cadore, che è stata co-firmata dall’architetto Carlo Scarpa. Con dettagli meticolosamente situati e una visione progettuale moderna, ogni macro e micro oggetto è stato disegnato su misura: coperte, piatti, vasi, tazzine, posate, lampade, tavoli, scrivanie, phon, prodotti all’epoca da Lanerossi, Richard Ginori, Krups, Flos, Arteluce, Fantoni…  E ogni oggetto venne decorato con il cane a sei zampe, il logo dell’Eni che fu disegnato nel 1952 da Luigi Broggini.

Villaggio Eni

GLI ARREDI DEL VILLAGGIO

Ai dipendenti Eni l’azienda offriva un periodo di quindici giorni di vacanza all’anno e venivano addebitati esclusivamente i costi di elettricità e gas “per educare gli italiani al risparmio”, spiegava Mattei, che era molto interessato a questa tipologia di risvolti sociali che diventarono una guida fondamentale nella progettazione per Edoardo Gellner, che racconta “quando si trattò di passare alla definizione tipologica e architettonica delle case e al relativo arredamento, Mattei mi domandò se avessi intenzione di utilizzare mobili in radica di noce a foglia aperta, tanto di moda allora come simbolo di una raggiunta posizione sociale. La questione in realtà era molto complessa: l’arredamento delle case, ovvero l’aspetto del villaggio che più avrebbe interagito con gli abitanti, non doveva sembrare misero a chi, come i dirigenti, proveniva da una classe sociale agiata ed era abituato a vivere in case ben arredate, ma soprattutto non doveva sembrare troppo incombente e sfarzoso agli operai, che spesso vivevano in case modestre. Il problema è stato risolto ricorrendo a una concezione architettonica innovativa in cui venne annullato ogni tradizionale legame tra estetica e distinzione sociale. Bisognava ovviamente considerare altri aspetti, per così dire pratici. I mobili erano pensati per una produzione in serie, quindi a costi contenuti, e per essere facilmente trasportati e montati in opera. Mattei era molto soddisfatto di questi arredi tanto da volerli non solo nel villaggio, ma anche nella sua casa di pesca ad Anterselva; decise inoltee che quei mobili potessero essere acquistati dai suoi dipendenti, magari da giovani coppie alle prese con l’arredo della nuova casa.”

Villaggio Eni

VISITA GUIDATA

Se vuoi partecipare alla visita guidata organizzata da FLA Plus tra gli appuntamenti dei Green Design Days, partecipa il 12 luglio dalle 10:00 alle 13:00 e poi fermati con noi per un pranzo frugale a cura di Prometheus Open Food Lab.

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